“Italia: inaugurato a Roma il Villaggio Olimpico”


Dopo che Roma fu scelta come città per ospitare le Olimpiadi del 1960, fu necessario in soli quattro anni dotare la capitale di tutti gli impianti e le attrezzature sportive per lo svolgimento delle competizioni.
Il problema più complesso fu quello di poter offrire alloggio a più di ottomila persone tra atleti, organizzatori, allenatori e rappresentanti della stampa. Proprio da questa esigenza nacque il Villaggio Olimpico che rappresenta uno degli esempi più ampi, organici e coerenti di pianificazione urbanistica-edilizia attuata nella città di Roma.
L’ipotesi di costruire attrezzature temporanee fu subito scartata, a favore della costruzione di un villaggio con carattere stabile che avrebbe consentito, a Olimpiadi terminate, di alloggiare 1500 famiglie. Per evitare successive speculazioni si affidò la realizzazione ad un istituto di interesse pubblico: l’ INCIS, (Istituto Nazionale per le Case agli Impiegati dello Stato ).
Il progetto fu commissionato ad alcuni tra i più autorevoli architetti dell’epoca: Vittorio Cafiero, Adalberto Libera, Amedeo Luccichenti, Vincenzo Monaco e Luigi Moretti che pianificarono, su una superficie di circa 35 ettari, un complesso di palazzine, in linea o a croce, con altezza variabile da 2 a 5 piani, circondate da zone verdi e sollevate da terra su pilastri di cemento armato che consentissero di lasciare libero e percorribile lo spazio alla quota urbana. Oltre alla costruzione delle opere edilizie risultò necessario definire un nuovo asse di scorrimento veloce che collegasse la Cassia e la Flaminia con Viale Tiziano e Viale Parioli al centro di Roma. Questo viadotto lungo circa un chilometro, il cui progetto strutturale si deve a Pier Luigi ed Antonio Nervi, prende il nome di Corso Francia. Per evitare un’ inammissibile frattura tra il settore orientale e quello occidentale del comprensorio, compromettendone la continuità, il viadotto fu realizzato su pilastri svincolando dunque il quartiere sottostante dal traffico di transito e salvandone l’organicità.
L’accesso principale al Villaggio Olimpico si trova sul grande piazzale di viale Tiziano. Percorrendo il viale principale (viale della XVII Olimpiade) si incontra subito un gruppo di palazzine a pianta quadrata su due piani, nelle quali, sotto il portico ricavato con la struttura a “pilotis”, si apre la scala centrale che serve 4 appartamenti per piano. Di fronte ad esse si estendono 2 grandi palazzi a 5 piani, uno per ogni lato della strada, detti a “doppia stecca”; infatti 11 corpi scala con altrettanti ascensori suddividono i palazzi in unità separate di 15 appartamenti ciascuna. All’interno delle costruzioni la luce scende attraverso chiostrine che traggono respiro anche attraverso la contiguità di ariosi portici.
Proseguendo per il viale centrale si incontrano su entrambi i lati 2 edifici di 4 piani ad impianto lineare con leggera arcuatura e prospetti segnati da finestre a nastro. Una volta sorpassato il viadotto di Corso Francia la costruzione speculare degli edifici si interrompe. Sulla destra si estende un gruppo di edifici disposti sui lati di un quadrato, in modo da formare al centro una grande corte.
Proseguendo verso Villa Glori, perpendicolarmente all’asse di Corso Francia, al di là di spazi verdi destinati a giardini e ad un laghetto, si osserva il gruppo delle cosiddette “croce”, edifici a 2 piani con pianta a croce intersecati da piccole strade ad uso pedonale e attribuibili a Luigi Moretti. In prossimità di esse sorge un sistema di edifici in linea su 3 piani con prospetti sui quali il linearismo delle finestre è interrotto ritmicamente da balconi. Sulla sinistra si ripetono le stecche in linea spezzate, stavolta organizzate in modo da definire lo spazio dinamico di Piazza Grecia, e in successione altri blocchi in linea che determinano gli spazi della Piazza J. Palach e il sistema delle quinte urbane di via Finlandia.
Proseguendo verso il declivio di Villa Glori (viale Turchia, via dell’India, via degli Olimpionici) si incontra un secondo gruppo di “croce” a 2 piani variamente articolate con cortili centrali e attribuibili questa volta ad Adalberto Libera.
Sebbene gli edifici del Villaggio Olimpico siano stati realizzati utilizzando diverse soluzioni architettoniche, l’omogeneità dell’intero complesso è garantita dall’utilizzo di elementi comuni a tutte le palazzine sotto l’aspetto tipologico e costruttivo. Infatti l’intero complesso è caratterizzato dall’utilizzo del tipo a pilotis realizzati con strutture in conglomerato cementizio armato e tamponatura doppia in mattoni rivestita in laterizio giallo dorato.
Nel 1983 si va ad aggiungere agli edifici del Villaggio Olimpico la Chiesa di San Valentino progettata dall’architetto Francesco Berarducci [LINK]. Va sottolineato che il suo posizionamento su un lotto in via Germania non coincide con quanto previsto dal piano originale che la voleva ubicata al termine di viale della XVII Olimpiade e di fronte all’attuale piazza Jan Palach.
Planimetria-del-Villaggio-Olimpico
http://www.archidiap.com/works/villaggio-olimpico/

la Scacchiera


Daniel Libeskind:
L’architettura è un mercato e una forma d’arte
«tu puoi sempre fare dell’arte nell’architettura, ma non puoi fare architettura nell’arte. In questo modo, prenderai due pesci con un amo».”

qualche frase da parte settimo del libro “Architettura e modernita`”

-Arte non come contemplazione, ma come produzione, cultura come mezzo di lavoro e non come passatempo elitario. Informazione e cultura sono fattori produttivi della societa` del’informazione e investono un numero sempre maggiore di persone.

-Lo zoning corrispondeva a una citta’ rigidamente divisa in tempi e spazi.In alcune zone e in alcune si lavora, in altre si risiede, in altre si svolgono attivita’ direzionali o del tempo libero.

-Il concetto di “mixite`” da una parte comporta la combinazione della funzioni e dall’altra implica la compartecipazione tra capitale privato e quello pubblico nella creazionedei progetti.

-Il layering: il dividere un progetto in piu’ strati-edifici, percorsi, verde, illuminazione-ciascuno concepito autonomamene e rimontato insieme nel progetto con tecniche di discontinuita` cinematografica.

-“Spazi e` tempo”, lo spazio si misura con il tempo, cosi come energia e` massa.